Terremoto in Turchia e Siria: attivo il meccanismo di protezione civile dell’UE
In seguito al devastante terremoto di magnitudo 7,8 sulla scala Richter scatenatosi nel territorio turco di Gaziantep e in quello siriano la mattina di lunedì 6 febbraio, l’Unione europea ha prontamente mobilitato squadre di ricerca e salvataggio, in seguito alla richiesta della Turchia di attivare il meccanismo di protezione civile dell’UE (EUCPM). Diciannove Stati membri dell’Unione (Austria, Bulgaria, Cechia, Cipro, Croazia, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria) insieme al Montenegro e all’Albania hanno fornito assistenza tramite questo meccanismo che coordina la risposta alle catastrofi naturali e provocate dall’uomo a livello dell’UE, mirando a rafforzare la consapevolezza e la preparazione del pubblico riguardo alle calamità, a promuovere la cooperazione tra le autorità nazionali di protezione civile, ad attivare un’assistenza rapida e coordinata alle popolazioni colpite.
Analizzando il meccanismo unionale in questione, attivabile da qualsiasi stato del mondo, dalle Nazioni Unite e dalle sue organizzazioni internazionali nel caso in cui la portata dell’emergenza sia maggiore rispetto alla capacità del paese colpito di rispondervi autonomamente, si evidenzia il fatto che, oltre ai 27 paesi dell’UE, vi partecipano otto paesi terzi: Albania, Bosnia-Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia e Turchia. Il cuore operativo del meccanismo in questione è il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze, il quale monitora costantemente gli eventi in tutto il mondo e coordina la risposta a livello unionale alle catastrofi. Un pool volontario di risorse preimpegnate dagli Stati membri e facenti parte della riserva RescUE istituita dall’UE nel 2019 comprende attrezzature (risorse mediche e per laboratori mobili, ricoveri temporanei, ecc.), esperti (squadre mediche di emergenza, ecc.) e servizi di trasporto (aerei per l’evacuazione medica, ecc.) che vengono dispiegati nell’area di crisi, mentre risorse supplementari stabilite con il nuovo regolamento adottato nel maggio 2021 dal Consiglio dell’UE hanno implementato la riserva stessa. Il servizio di gestione delle emergenze di Copernicus, grazie alle mappe satellitari che fornisce, sostiene l’identificazione delle zone colpite e la pianificazione delle operazioni di soccorso. Oltre al sisma che ha colpito la Turchia e la Siria, il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea è stato attivato più volte anche negli ultimi due anni in risposta alla guerra della Russia contro l’Ucraina, all’emergenza sanitaria COVID-19, agli incendi boschivi in Europa e ai rimpatri dall’Afghanistan, mentre nel corso degli anni duemila è stato attivato più di 600 volte, sia all’interno che all’esterno dell’UE.
Per approfondire: https://www.consilium.europa.eu/it/policies/civil-protection/
Fonte e immagine: Rappresentanza Commissione europea in Italia