giovedì, Novembre 21, 2024
EsperienzeFrancia

Roberta – FRANCIA Marsiglia (novembre 2004 – giugno 2005)

nome: Roberta  Roberta_Testina
studi: studentessa universitaria (Traduttori ed Interpreti)
età 22                lingue conosciute: inglese, portoghese, francese, spagnolo
primo contatto con l’IPE: febbraio 2003
partenza: novembre 2004

Sbarco a Marsiglia pronta ad aspettarmi un po’ di tutto, soprattutto che mi scippino la borsetta dopo dieci minuti! Sbarco dopo aver fatto un’intensissima sessione di esami, piena di voglia di dedicarmi a qualcosa di pratico e di sentirmi utile.
A Unis Cité vengo subito accontentata. L’associazione funziona così: creano delle squadre di ragazzi fra i 18 e i 25 anni che hanno deciso di dedicare un anno della loro vita a fare del sociale (SVE e francesi insieme) e li portano a realizzare dei progetti. Queste azioni sono proposte da diversi enti quali associazioni, centri sociali, istituzioni, che sollecitano Unis Cité per concretizzare dei progetti per i quali spesso non hanno né i fondi né il personale disponibile. A settimane alterne poi il venerdì è consacrato a giornate di discussione su temi di attualità o ad una serie di atelier mirati a definire il tuo progetto professionale.
La mia squadra la conosco il giorno dopo il mio arrivo, quando ci trovavamo a partecipare ad un cantiere per rimettere a nuovo un locale che sarebbe servito a ospitare una mensa per i poveri. Siamo sei, con dei profili e un vissuto molto diversi: ci sono io, un’altra SVE lettone, un ragazzo delle isole Comore ex neonista, un altro che ha passato 10 anni all’isola de la Réunion (e che diventerà papà durante l’anno di volontariato), un ragazzo graffitaro laureato in lettere originario dell’entroterra provenzale e una ragazza ex segretaria marsigliese al 100%. Il nostro coordinatore si chiama Emmanuel, ha 29 anni e ha già fatto delle missioni umanitarie in Kosovo, Albania e Madagascar. I progetti durante il corso dell’anno sono stati più di 15 ed uno degli aspetti più belli del lavoro era senza dubbio non avere alcuna routine. Capitava durante la settimana di passare dagli handicappati ai progetti più culturali o ancora al cemento dei cantieri. Ci trovavamo spesso a lavorare ben oltre le 35 ore previste o magari a lavorare il sabato, ma ci divertivamo talmente tanto che la fatica non si sentiva (cioè, facevamo di tutto per ignorarla!).
Ecco qualche esempio dei progetti che abbiamo realizzato:
* Giornata di sensibilizzazione all’ambiente e al riciclaggio per bambini con animazioni, graffiti, atelier lettura e realizzazione di giocattoli fatti con materiale di recupero (lattine etc)
* Cantiere in un locale destinato a ospitare una bottega di commercio equo
* Partecipazione al Telethon (sensibilizzazione del pubblico e raccolta fondi)
* Banca alimentare (raccolta di generi alimentari all’uscita dei supermercati)
* Concezione e realizzazione di materiale pedagogico (photolangage) per conto di un’associazione attiva nella lotta alla prostituzione
* Realizzazione di un sistema di bus navetta per una residenza per persone affette da handicap fisici e ricerca di volontari per guidare il bus e accompagnare i residenti
* Censimento dei nidi di gabbiano presenti su una delle isole protette nei pressi di Marsiglia
* Realizzazione di un sentiero pedagogico in un quartiere fortemente industrializzato nella periferia di Marsiglia
Si faceva un po’ di tutto: io non adoravo i cantieri e in generale i progetti nella natura,  ma insomma bisogna pure adattarsi. Poi per fortuna c’era grande motivazione nella squadra e ci davamo un sacco di sostegno. Naturalmente non era tutto sempre rose e fiori! C’erano anche gran litigi, crisi di nervi e divergenze. Ma uno degli obiettivi dei formatori di Unis Cité è che queste esperienze fossero prima di tutto un’occasione per maturare e quindi facevano di tutto per dimostrarsi pronti ad ascoltare nel caso ci fosse bisogno (o nel caso ci stessimo accoltellando!)
I problemi più tosti del mio anno SVE sono stati legati alla burocrazia francese: da trovarmi senza camera alla casa dello studente il giorno dell’arrivo al conto in banca al quale non potevo accedere al nome sbagliato sulla carta della metro (e quindi un mese senza). Le complicazioni non finivano mai, soprattutto considerati i ritmi a cui lavoravamo e l’impossibilità di prendermi un pomeriggio per sistemare queste sciocchezze. In più un altro problema è stata la mancanza di intesa con la tutor  che, incaricata di coordinare una squadra oltre che di seguire le 4 volontarie europee, spesso si sentiva travolta dalla mole di lavoro e liquidava in velocità problemi che per me erano importanti (o che ritenevo valesse la pena che venissero risolti). Quindi quando avevo un problema, beh, me la sbrigavo da sola.
Per il resto l’esperienza è stata intensissima, molto ricca e mi ha fatto vedere sotto nuova luce moltissime cose (me stessa, gli altri, il futuro, il mondo del lavoro). Il volontariato europeo è un’esperienza davvero forte, ti porta a rimetterti in questione e a fare il pieno di incontri e scoperte.  Senti davvero cha hai cambiato la vita a te stesso e alle persone attorno a te.
Per dire l’impatto che il volontariato ha avuto su di me: ho scelto di restare a vivere in Francia, ho trovato casa e lavoro e ho deciso di dedicarmi alla cooperazione internazionale. Magari partendo da un bel progetto Capitale Futuro…