Nome: Aylin età 26
studi: sciences and techniques of Intercultural studies lingue:inglese, tedesco, turco primo contatto con l’Eu Direct: Agosto 2011 partenza: Settembre 2012
La nostra Aylin è partita ad inizio settembre per Turchia dove svolgerà lo SVE, e specificamente a Constantinopolis – Instanbul! Aylin lavorerà presso un’ associazione dove insegnerà inglese e computer per le donne e farà attività creative con i bimbi turchi che frenquentano l’ associazione. Inoltre, fornirà sostengo ai volontari turchi che vogliono partire con lo SVE..In bocca al lupo Aylin e aspettiamo le tue impressioni..
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Questo è un pezzo dal blog che la nostra Aylin è creato per condividere la sua esperienza in Turchia..
°E’ arrivato anche qui un po’ più a sud, annunciato da qualche nuvola nei giorni scorsi, l’Autunno.. e con sé si è portato anche un bel carico di malinconia. I giorni scorsi sono stati infatti particolarmente strani. Innanzitutto alla Mavi Kalem non essendo ancora iniziato il periodo di lavoro vero, che in teoria dovrebbe cominciare (spero) dalla prossima settimana, non avevo molte attività a cui assistere. Non aver davvero NIente da fare nell’intera giornata lavorativa (10:00-17:00) ma dover comunque rimanere nell’ufficio è stato a volte davvero frustrante. E questa inattività ha fatto in modo che io abbia passato tre giorni di alti e bassi particolarmente fastidiosi e difficile da sopportare essendosi accentuato a volte il senso di solitudine.
Emotivamente parlando la cosa più ardua in quei momenti è stato il fatto di non riuscire ad esprimersmi pienamente né in turco né in inglese!! Una schiappa a 360gradi!!! Ovviamente come ho scritto in precedenza un po’ me ne sono fregata e me ne frego tutt’ora.. ma in certi momenti è difficile accettare la propria incapacità e rimandare le spiegazioni. Soprattutto quando ci si vorrebbe raccontare a persone che potrebbero definirsi “vicine”oppure quando si vorrebbe “suggerire” a qualche prepotente di “farsi un bel po’ di c*** sua!!“ .
Tuttavia…basta avere un po’ di pazienza e tutto arriva! Due giorni fa ho partecipato alla mia prima riunione e da oggi è iniziato un periodo stra colmo di cose da fare! Stiamo organizzando innanzitutto la “Festa della Mavi Kalem” che si terrà sabato sera qui nell’atelie di Meryem e Ayhan, quindi bisogna fare le spese di qua e di là, riunioni, lavori in ceramica e da domani si inizia a cucinare! Sono infatti previste un centinaio di persone! Penso sarà divertente e avrò modo di conoscere meglio il vicinato, i loro volti e le loro storie! Spero!°
Aylin è gia tornata dalla sua sperienza di volontaria europea nella Turchia. Queste sono alcune riflessione sugli suoi mesi all’estero. Per leggere i testi completi, potete visitare il suo blog http://crossingthestreets.blogspot.it/
Il mio progetto è finito da una settimana e da allora la mia mente vaga in cerca della “realtà”. Tornare a casa dopo quasi un anno di vita all’estero non è una cosa così scontata e semplice, anzi è totalmente sconvolgente. Ancor di più se questa esperienza è stata il Servizio Volontario Europeo, che da programma permette proprio di immergersi nella cultura locale offrendo il lusso di alcune comodità, come quello di non dover pensare all’affitto ad esempio, cosa assolutamente non da poco!!
A cuore ancora caldo posso condividere numerose emozioni e disegnare in qualche modo una valutazione di quella che per me ha rappresentato l’esperienza più determinante e istruttiva vissuta fin’ora.
Sono partita carica di aspettative per lo più riguardanti me stessa; superare la prova dell’allontanamento dalla famiglia (essendo la prima volta che andavo via da casa), dagli Amici (dai quali proprio non riuscivo a pensarmi lontana) e dalla mia amata Trieste: ridurre l’insicurezza eccessiva e le paranoie raggelanti che al sol pensiero di comunicare in una lingua estera mi portavano a dimenticare le parole più basilari; imparare bene la lingua turca; essere capace di aggirarmi da sola ad Istanbul senza bisogno di ciceroni e scorte.. perdermici; approfondire le mie conoscenze su questa cultura così affascinante che in qualche percentuale scorre anche nelle mie vene e sulle minoranze presenti nella città e in Turchia in generale.
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E poi… tutto d’un tratto, neanche ti accorgi di quanti legami hai stretto, di quanto si è condiviso assieme, che già è quasi scaduto il tuo tempo e vorresti mangiarti le mani!!!
Ora che sono tornata il problema linguistico ed espressivo si è rimaterializzato ma in versione opposta. Credetemi, dopo tutte le esperienze che si collezionano, le immagini che si tenta con tutte le forze di tatuare nella mente, le azioni che ogni giorno ci si abitua a compiere, è estremamente difficile trasmettere questi particolari a coloro che non li hanno vissuti sulla loro pelle.
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Ogni descrizione manca della poesia dei contrasti di cui la Turchia è ricca e Istanbul ne è la regina e di cui non vorrei più farne a meno.
Collaborare con la Mavi Kalem, anche se soltanto per un periodo definito, è stata un’esperienza di crescita personale pazzesca. A livello locale l’associazione si occupa di assistenza sociale per lo più concentrato su donne, ragazzi e bambini dei quartieri di Fener e Balat (dove oltre a lavorare ci abitavo). Quartieri un tempo casa delle comunità ortodossa e ebraica, oggi sono per lo più popolati da famiglie provenienti dall’est anatolico e rom.
Il week-end è lo spazio delle attività rivolte ai bambini. Che scalmanati! Figli di un popolo dal cuore caldo, questi bambini così svegli mi hanno narrato un lato di questa cultura a me totalmente sconosciuta. L’essere bambini in Turchia, come credo in molte parti del mondo, non è sempre così scontata. Qui spesso si vedono i bambini lavorare o chiedere l’elemosina. Questi ultimi spesso provengono da famiglie rom, migranti o molto povere.
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I bambini insegnano a loro volta molto a noi educatori. Ci insegnano che anche noi abbiamo dei difetti, ci insegnano a ridimensionare l’idea che abbiamo di noi stessi rispetto a loro, ci insegnano la gioia del gioco e del sorriso. Ci insegnano che dalla loro prospettiva il cielo è più facile vederlo, e di alzare lo sguardo ogni tanto.Ci insegnano ad occuparci di qualcuno, ad essere seri e responsabili, ma in modo gentile e gioioso. Certo a volte sono tremendi e vorresti spiegar loro che non potranno esser così, che la vita è difficile e non si deve correre dentro le aiole e rubarne tutte le rose, nonostante l’intento sia quello di regalarle agli educatori o alle proprie mamme. Li si vorrebbe sgridare, dicendo loro di comportarsi meglio, di ascoltare, di non fare i capricci, non urlare, non litigare…. Ma se non lo fanno ora??? E’ il loro compito!
Ci insegnano a tornare bambini. E ad amare.
A causa del particolare assetto culturale parecchie donne della zona hanno manifestato la necessità di ricevere un supporto psicologico/culturale, esigenza alla quale ha risposto la Mavi Kalem con la realizzazione di numerosi progetti.
Ho avuto la fortuna di partecipare al progetto di supporto psicologico attraverso l’arte terapia, un’esperienza a dir poco interessante quanto intensa. Le signore, guidate dalla psicologa, attraversavano un percorso che dalla loro infanzia fino al presente andava a toccare ed elaborare i traumi vissuti attraverso l’espressione teatrale e del body-rhythm. In un contesto del genere, più attento alle tradizioni e dove il corpo difficilmente viene usato per esprimere il proprio stato d’animo, è inutile dire quanto utile sia stato per queste donne un’attività del genere
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E’ grazie alla partecipazione a questi incontri e alle attività con i bambini che ho avuto modo di cogliere sottili particolari di questa cultura ma soprattutto delle diverse sfumature che la compongono.
Sfumature così varie e a volte così contrastanti che negli ultimi mesi sembrava incredibile vederle unite assieme nella lotta contro l’attuale Governo che sta smuovendo la Turchia. Non riesco a comunicare alle persone esattamente quello che ho provato nel vivere sul posto un momento di tale importanza storica per questo paese. La grande maggioranza della popolazione ne è coinvolta. Tutti scendono in piazza, dai giovani studenti, agli impiegati, dagli atei ai musulmani anti-capitalisti, ai medici, dai turchi ai curdi e agli armeni, i fruttivendoli, gli avvocati, il Galatasaray, il Fenerbahçe e il Beşiktaş i ragazzini, gli anziani, e i volontari: tutti uniti in questa lotta per la libertà e la democrazia esprimendo la frustrazione, rabbia e voglia di cambiamento da un governo che odia essere messo in discussione e che agisce senza chiedere il parere dell’opinione pubblica.
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Questo paese non sembra desiderare ulteriori cementificazioni del territorio di cui invece il Governo ha già messo in atto diversi progetti; come la conversione di Gezi Park in un centro commerciale e moschea; quello della costruzione di un terzo ponte sul Bosforo; il progetto dello scavo di un canale alternativo -e vicino- al Bosforo che devierà il flusso navale liberando la bella vista agli occhi dei turisti -come se non fosse già abbastanza bella Istanbul-; il progetto che vedrà la costruzione di nuove caserme/questure nelle città dell’Est -rendendo sempre più difficile il processo di pace in atto con la popolazione curda-; e quello della costruzione di un terzo mega-aeroporto ad Istanbul -che a sua volta porterebbe alla distruzione di centinaia di alberi-.
E poi c’è la continua censura di notizie che riguardano manovre politiche attraverso decine di arresti, in particolare di giornalisti, e multe salate ai notiziari che appoggiano parti scomode al Governo. Particolarmente accesa ancora, e altrettanto oscurata, è la delicata questione del processo di pace in atto con la popolazione curda.
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Ho salutato la Turchia, ed Istanbul con un nodo allo stomaco, lasciando un popolo forte e pieno di energia lottare per il rispetto dei suoi diritti. A volte ho pensato che avrei preferito un periodo finale migliore per ricordare il mio Sve, poi però realizzo quanta fortuna ho avuto a capitare in un momento come questo e nella posizione, da un certo punto di vista, privilegiata in cui mi sono trovata essere nello stesso momento manifestante ed osservatrice esterna. Sono eccitata e orgogliosa di aver preso parte ad un movimento di tal originalità ed importanza mano nella mano con le mie nuove amicizie e le nuove esperienze di cui mi sono arricchita.
Ho lasciato un pezzo di cuore in quella terra, per quanto possibile ho esplorato il più a fondo che ho potuto e si è nuovamente accesa in me la voglia di studiare, ricercare e si intensificato il desiderio di lavorare con le minoranze e le persone migranti. Non voglio fermarmi qua.
Questa esperienza, il periodo di Servizio Volontario Europeo che ho svolto ad Istanbul è l’esperienza più intensa e formativa che abbia vissuto e la considero un’opportunità che nessun giovane dovrebbe lasciarsi scappare. Si possono fare delle esperienze così intense, nel bene e nel male, la cui entità ed importanza che hanno rappresentato per noi sarà difficilmente comprensibile per persone rimaste qui ad aspettarci. Ma la voglia di raccontare sarà così forte che si tenteranno mille strade diverse per trasmettere le sensazioni di un’esperienza così determinante. E’ arricchimento personale, crescita, è uno stimolo continuo alla ricerca e all’approfondimento, è scoperta di se stessi, del proprio modo di interagire con l’altro e dei propri limiti, è rafforzare le proprie difese.