giovedì, Aprile 25, 2024
EsperienzeTurchia

Mayla – TURCHIA – Ankara (gennaio 2009 – gennaio 2010)

nome: Mayla            età: 23Testina1
studi: laureata in Scienze  tecniche dell’interculturalità  
lingue: inglese, turco, tedesco
primo contatto con l’Eu Direct: dicembre 2007
partenza: gennaio 2009

Determinatissima la nostra Mayla da Gemona del Friuli. Ci è voluto un annetto ma poi il desiderato progetto in Turchia è partito ed adesso…

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I REPORT ( marzo 2009)
E’ un mese ormai che sono arrivata.. Mi sembra tanto o poco a seconda dei momenti..
Ecco un resoconto degli inizi di questa intensissima esperienza..  Il primo periodo è stato molto duro in realtà: non mi sono trovata subito in grossa sintonia con l’altra volontaria coinvolta (nonché mia coinquilina), il campus universitario dove sto era vuoto (il mio arrivo ha coinciso con le vacanze di fine semestre infatti) e spazzato dalla neve. La sensazione iniziale dello SVE è stata quella di ricevere una sorta di “vita in prestito”; arrivi e hai un alloggio e un lavoro, nuovi orari, nuovi scenari. Manca la vita sociale, in sostanza, e infatti il vero problema iniziale è stato affrontare la solitudine, che si tramuta facilmente in mancanza di casa e nella classica (me l’hanno confermata molti ex volontari) domanda del volontario neo-arrivato: “ma chi me l’ha fatto fare?”
Se riguardo ora quel periodo mi sento molto fiera di aver tenuto duro e aver saputo aspettare la fine dello “shock iniziale”. Effettivamente è stata dura passare dalla rassicurante e addomesticata routine triestina a una situazione completamente nuova; è anche vero che sono questi i momenti in cui ci si scopre molto più forti di quanto ci si raffigura. Ora, quando mi muovo autonomamente tra il dedalo di vie del centro per incontrare qualche amico, mi sorprendo a pensare “ehy! ma sono ad Ankara, da sola, e mi oriento! E riesco a comunicare con la gente!” E conservo ancora un atteggiamento un po’ sbigottito rispetto alle mie inaspettate risorse. Nel mio caso specifico ha giocato comunque a mio favore il fatto che già parlavo un po’ la lingua ed ero già stata per tre mesi in questo paese, per cui niente shock culturale.
Nella scuola dove lavoro praticamente nessuno parla inglese, quindi devo arrangiarmi col turco per sette ore al giorno, il che stressa molto il mio cervello sovra-stimolato da un lato, dall’altro lato è un’ottima opportunità per migliorare la mia conoscenza della lingua, (che alla fin fine è il motivo ultimo della mia permanenza). Lavoro per quattro giorni alla settimana e alterno le giornate tra le classi, il laboratorio di ceramica e la cucina. L’atmosfera nella scuola è quella di una grande famiglia. Certo, a volte mi capita di sentirmi inutile, ma sfrutto i tempi morti per figurarmi quale attività potrò proporre, visto che ci si aspetta questo da me tra un mesetto (e io, estremamente disorganizzata, non ho ancora veramente idea di cosa potrei fare).
Il progetto offre nel pacchetto un corso di cultura turca all’Ufficio Europeo dell’università Hacettepe e un corso di lingua destinato agli Erasmus, entrambi interessanti anche se finora abbiamo affrontato solo argomenti che ho già studiato, (spero che prima o poi qualcuno mi spieghi come si usano i gerundi… comunque, ho già i miei contatti con studenti di Italiano per uno scambio linguistico).
Tra l’altro, all’inizio, quando sconfortata mi trovavo senza nulla da fare nel tempo libero, funzionava ripetermi che sono qui per parlare fluentemente questa lingua complicata, quindi mi buttavo sulle varie grammatiche e testi da tradurre. Ora anche mi ritrovo a ripetermi la stessa cosa, ma questa volta per spronarmi a mettermi sui libri, visto che al crescere dei nuovi incontri e delle nuove amicizie è corrisposto un drastico calo dello zelo nello studio…
Stare in un campus ha i suoi vantaggi (verde, tanto verde, che ad Ankara è un lusso, visto che quelli che qui chiamano “parchi” sono aiuole spaurite tra due superstrade; e da non dimenticare la dimensione “villaggio”del campus, molto rassicurante in una metropoli caotica) e anche i suoi svantaggi (tipo orario di rientro, sicurezza all’entrata, divieto di alcolici e cose del genere; il che rende l’atmosfera molto “sedici anni”). In realtà, per quel che concerne gli svantaggi, è una questione di adattamento: basta anticipare gli orari per uscire la sera, o farsi ospitare da qualcuno che ha un appartamento in centro o semplicemente tirare la mattina.
Ankara non è un gioiello onestamente, ma questo lo sapevo, però è molto interessante in quanto simbolo della Turchia che si protende verso l’Europa e inoltre gode di una posizione davvero strategica. Un sacco di posti meravigliosi sono a portata di poche ore di corriera. Finora sono stata solo a trovare amici ad Antalya ma ho molte gite in programma, quando questo inverno continentale cederà il passo alla primavera, che dev’essere davvero bella qui da vivere.
Insomma, primo mese estremamente intenso, nel bene e nel male. I prossimi mesi paiono molto promettenti e densi. Sono definitivamente entrata nello spirito giusto per questa esperienza, dopo lo scoraggiamento iniziale. Ma già tutto quello che ho sperimentato in un solo mese mi sembra tantissimo, sia a livello concreto che a livello emotivo. Chissà cosa mi riservano i prossimi mesi…
P.S.: qui mi hanno aiutata molto ex volontari SVE turchi, che mi hanno assolutamente incoraggiata e confortata raccontandomi della loro esperienza, confrontando i momenti di crescita e quelli di crisi. Mi piacerebbe ricambiare il favore, per cui se c’è qualche volontario in partenza o che pensa di partire che ha qualche curiosità, può tranquillamente farsi dare la mia mail dal paziente Mattia (che con me è stato daaavvero paziente).

II REPORT (aprile 2009)
Rieccomi, a quasi tre mesi dalla mia partenza..
Che dire, mi sono ormai totalmente abituata alla mia “vita turca parallela”, col passare del tempo ho imparato a muovermi nella città, ho conosciuto un sacco di persone, turchi e da tutta Europa, ho trovato perfino  una “famiglia turca adottiva” da cui vado spesso a pranzo e mi sono fatta  qualche gita fuori  Ankara (mi è piaciuto tantissimo quel poco della costa sul  Mar Nero che ho visto..una Turchia totalmente nuova ai miei occhi.. ed è stato molto piacevole riposare gli occhi sui paesaggi verdissimi bagnati dal mare; Ankara è molto stimolante come città, sebbene sia impossibile lodarne l’estetica, ma è comunque una metropoli troppo grande, specie per chi, come me,  ha come ideale sommo di habitat una casetta in Carso…)  Essere all’estero per un lungo periodo offre un sacco di opportunità nuove, frequentare persone diverse, fare cose magari reputate impensabili a casa: l’essere fuori dalla propria normalità da molte energie e voglia di fare. Ho cominciato le lezioni di cultura italiana nell’asilo, mostro foto, faccio ascoltare musica (i bambini preferiscono finora la “pizzica” e “Gianna Gianna”), insegno qualche espressione semplice e faccio il caffè con la moka che mi è stata gentilmente spedita dall’Italia (quanto mi mancava il caffè italiano!!). Grandi “ooh” di  meraviglia dei bambini nell’udire il gorgoglio del caffè che esce, (con le maestre che scattano minuziose foto a quello che qui rappresenta un oggetto estremamente etnico).
Da maggio condurrò anche un laboratorio teatrale. Ho completa libertà di scelta sulle attività che posso condurre nello spazio  all’interno dell’orario settimanale che mi verrà affidato.
L’Ufficio Europeo dell’università Hacettepe, mia organizzazione coordinatrice, mi ha dato la  possibilità di partecipare anche ad altri progetti di breve durata, come una  conferenza di associazioni turche che vogliono aprirsi allo SVE e un incontro  di una settimana tra varie ONG internazionali sul tema dell’educazione non  formale. Entrambe le esperienze sono state estremamente interessanti e  divertenti.
Mi è stato chiesto inoltre di scrivere un articolo per una rivista,  in turco, sulla mia esperienza da straniera in questa terra. E’ stata una sfida  perché ho cercato di scrivere qualcosa che non sembrasse un tema delle  elementari, nonostante i grossi limiti linguistici che ancora ho.
L’altra  volontaria nonché mia compagna di stanza, una ragazza inglese, lascerà invece a  breve il progetto a causa di alcuni scontri col nostro coordinatore. Sono  riuscita a tenermi a distanza dalle loro questioni e c’è voluta molta  diplomazia. Certo è che sono felice all’idea di ritrovarmi sola in camera ed  avere uno spazio tutto mio…
Le lezioni all’ufficio europeo, ora che l’altra  volontaria non vi partecipa più, sono diventate in pratica delle lezioni  private, in cui il mio coordinatore mi fa leggere il giornale e commentare le  notizie; molto più stimolanti degli inizi quindi! Scrivo in una pausa dai  preparativi delle valigie, mi sono ricavata infatti due settimane di ferie,  approfittando di una festa nazionale, le userò per farmi un tour della Turchia  sud-occidentale.  L’idea di una vacanza “zaino in spalla” mi entusiasma e  probabilmente riuscirò a farmi anche qualche nuotata!
Se penso ora agli inizi  del mio percorso qui sono molto fiera della pazienza e della fiducia che ho  dimostrato e posso dire che sono state abbondantemente ricambiate. Il tempo ora  mi scivola tra le mani, invece, e non c’è verso di trattenerlo.. sono a metà  più o meno della mia esperienza e non c’è modo di far stare tutte le cose che  vorrei fare nei tre mesi che mi restano…
A presto per la prossima puntata  (prometto che non faccio passare mesi e che invierò pure delle foto!!)

III REPORT (luglio 2009)
“Eccomi, latitante dai report da un tre mesetti, a pochi giorni dal mio rientro definitivo in Italia.. La mia primavera turca è stata dedicata ai viaggi, c’è stato di tutto, nuove amicizie, nuovi posti, partecipazioni ad altri progetti.
L’asilo è diventato sempre più una seconda casa, dove sono viziata e benvoluta,  (e messa all’ingrasso anche, con questa fissazione tutta turca che bisogna  essere sovrappeso per sembrare sani). Il mio turco procede bene, grazie soprattutto alla pratica costante che al tempo, ormai rasente al nulla, che dedico ai libri  di grammatica. Sono stata un po’ sfortunata con i meeting, ho avuto il mio “on-arrival” a Gaziantep la prima settimana di maggio, quindi dopo tre mesi abbondanti dal mio arrivo, ma è stata comunque una settimana fantastica in cui ho conosciuto gli altri volontari, molti dei quali poi risiedono nella stessa  Ankara e con cui si è fatto poi “gruppetto”.
Parto per il “mid-term”a Pamukkale  questa notte, il che vuol dire che ce l’ho durante la mia ultima settimana  turca. In effetti, la prenderò più come un’occasione per salutare tutti e per  rilassarmi in vista del mio rientro.
E’ tempo insomma di tirare le somme sulla mia esperienza, vi propongo di seguito qualche riflessione, sperando che si  dimostri utile per chi è in partenza o per chi è indeciso se intraprendere questa avventura.
Lo SVE offre molteplici occasioni, innanzitutto a livello  personale, è ottimo infatti per mettersi alla prova. Non si parla di una vacanza, nemmeno di uno spensierato Erasmus, la possibilità che viene offerta è vivere e lavorare in un altro paese ma, soprattutto, in un’altra cultura; una sorta di “vita in prestito”, che da nuovissime possibilità ma pone anche molte  sfide. L’inizio può essere duro, non bisogna farsi scoraggiare, è normale  immagino sentirsi soli ma pian piano ci si accorge che ogni giorno è  migliore di quello precedente, ogni settimana viene scandita da piccole conquiste (da un’espressione azzeccata in più nella lingua del paese in cui ci  si trova a una nuova amicizia, dal ritrovarsi a fare qualcosa che mai si  sarebbe provato in Italia al muoversi sempre più comodamente nella città in cui ci si trova,cosa che spesso nell’assestamento iniziale sembrava impossibile,…) A me capita tuttora, a volte, di osservarmi dall’esterno, ad  esempio mentre aspetto qualcuno a una qualche stazione della metro guardandomi  attorno, e di sorprendermi nell’essere ad Ankara, poter capire su cosa vertono  i discorsi attorno a me, sapere in quale posto ci sarà la serata giusta e dove  fanno il lahmacun più economico e buono per lo spuntino di mezzanotte.
Un’altra  cosa di cui si fa esperienza è il sentirsi totalmente liberi e guidati dalla propria ispirazione del momento, ad esempio nel decidere come organizzare la  propria giornata o dove andare per il week-end eccetera. E’ l’altro lato del  ritrovarsi soli in un paese straniero, accanto a un certo senso di
solitudine iniziale si colloca anche la totale autonomia di scelta.
Questi elementi ed  altro ancora rendono l’EVS un’ottima occasione di crescita personale, e di introspezione, aggiungerei: il confronto con un’altra cultura fa emergere più  chiaramente gli aspetti della propria cultura che ci influenzano, viene più facile poi distinguere tra quello che siamo e tra quello che ci è stato inculcato. Non che da questo ne emerga una rivoluzione personale, ma
almeno una  maggiore consapevolezza ed elasticità mentale.
Un suggerimento che posso dare a  chi pensa di fare l’EVS è questo: approfittate di tutto il tempo a disposizione e viaggiate il più possibile!! Avrete il tempo, i mezzi, la compagnia e le energie per farlo al meglio.
Il mio ritorno è prossimo, poco  più di una settimana. ovviamente ho alcuni timori, ad esempio il
sentirmi  “fuori posto” e, in generale, l’impatto che avrà il ritrovarmi nella mia quotidianità italiana. Quello che mi auguro è conservare un po’ dell’energia che il mio soggiorno in Turchia mi ha dato. So benissimo che dopo un po’ di mesi a Trieste mi impigrirò, ma spero almeno di conservare l’atteggiamento curioso, la  voglia di scoprire, di confrontarmi, la disponibilità a conoscere posti nuovi e persone nuove.
Come conclusione, come potete capire, consiglio caldamente  l’EVS. Partite, partite, se avete sei mesi o un anno da investire, partite.
Un’ultima cosa, molte persone, me compresa, fanno l’EVS dopo la laurea o la  maturità, concludendosi un periodo “di stacco”, magari per schiarirsi le idee; io non posso dire di avere avuto illuminazioni sul mio futuro però moltissimi spunti, quelli sì, e non posso nemmeno dichiararmi più saggia, però più forte sicuramente, ma questo è soggettivo. Partite, e mi saprete dire!”